Intervista a Damiano Campini, vincitore SUSI 2017

Siamo felici di pubblicare l’intervista a Damiano Campini, uno dei tre vincitori della borsa di studio SUSI: Study of the U.S. Institutes (SUSI) for European Student Leaders.
Damiano descrive la sua breve, ma intensa esperienza negli Stati Uniti offrendoci uno sguardo disincantato, tanto entusiasta quanto scevro da luoghi comuni. Ancora complimenti Damiano e in bocca al lupo per i tuoi futuri progetti negli Stati Uniti.

 

Damiano dove sei stato?

Durante il programma, di durata un mese circa, sono stato in Tennessee, nella città di Chattanooga al campus universitario dell’University of Tennessee (UTC), per circa 3 settimane; poi, ci siamo spostati a New York per quasi una settimana ed, infine, a Washington DC per qualche giorno.

 

Raccontaci com’è andata.
L’esperienza è stata incredibile! Dal punto di vista accademico abbiamo avuto, noi 22 studenti internazionali, professori molto coinvolgenti e preparati, gli organizzatori erano molto efficienti ed amichevoli, si occupavano di tutto. Oltre alle lezioni frontali ed alle discussioni/attività in classe abbiamo anche avuto modo di fare esperienze pratiche e visitare aziende riguardanti, ma non limitate a, il tema del nostro Institute, Social Enterpreneurship.
Dal punto di visto umano, forse, è stato ancora meglio. Abbiamo interagito e, a volte, fatto amicizia con i nostri tutor americani, che erano studenti come noi, con membri della comunità locale, fra cui professori, imprenditori, volontari e molti altri. Inoltre, il gruppo dei 22 studenti dall’Europa era incredibile: tutti molto intraprendenti, ricettivi, competitivi, con background diversi, si poteva capire quanto fossero “outstanding”, anche perché il livello era molto alto, e non solo in inglese.

 

Quali attività ricordi con più piacere?

Sicuramente il viaggio finale a New York, che ci ha permesso di visitare abbastanza bene la città, e a Washington. Poi anche i viaggi organizzati dall’UTC nei weekend in giro per alcuni stati: in Tennessee, con la visita a Nashville (la capitale), in Georgia ad Atlanta (visitato sedi CNN, CocaCola…) ed at Huntsville, dove c’è un centro spaziale/museo della NASA.
Anche le attività sociali sono da ricordare, come: il concerto rock, la partita di baseball, la canoa sul fiume, i festeggiamenti del 4 luglio ed altri, tutti resi indimenticabili, qualora non bastasse l’evento stesso, dall’essere in gruppo con nuovi amici. Ho anche avuto l’opportunità di passare un weekend con una famiglia americana, un’esperienza breve ma intensa, molto interessante.

 

Come descriveresti una giornata “tipo”? 

La giornata tipo, durante le tre settimane iniziali circa, era composta da lezioni frontali con attività in classe durante il mattino, dove abbiamo affrontato tempi relativi alla Social Entrepreneurship, dunque business, management risorse umane, negoziazione, ma anche inclusione sociale e differenze culturali. Altre volte vi erano sessioni chiamate di “leadership training” dove ci insegnavano, e praticamente ci esercitavamo, al public speaking, networking, decision making, per crescita personale. Il tema unificante tutte le attività era la presentazione della nostra idea di azienda sociale al meeting finale a Washington DC davanti allo US Departemnt of State.

Tutte le lezioni/skills insegnate in classe miravano a rendere le nostre idee/presentazioni migliori, gli organizzatori ed i nostri mentori all’UTC erano davvero molto competitivi e ci spronavano a far sempre meglio. I pasti erano principalmente serviti al ristorante/mensa universitario, vi era una vasta scelta di piatti, da quelli americani classici, e poco salutari alla lunga, a quelli un po’più ricercati: basti pensare che si poteva anche ordinare direttamente, invece di prendere dal self service, un omelette od un piatto di pasta stranamente ben cotti, il servizio era ottimo. Alcune volte si poteva cucinare nei nostri appartamenti, dato che erano provvisti di cucina, ed era sempre molto divertente farlo insieme agli altri studenti, condividendo cibi e modi di cucinare diversi (certo bisognava far la spesa il giorno prima, magari in uno dei tanti megastore all’americana). Il pomeriggio avevamo la visita ad imprese locali, ad esempio di telecomunicazioni, pianificazione urbana, camera di commercio, incubatori d’impresa, “start-up”, hub sociali, spazi di coworking; oppure, l’attività di volontariato come con la croce rossa, la salvation army, il rotary club locale, la mensa sociale, il centro estivo per ragazzi svantaggiati, ed altre simili. Nei weekend, come detto, viaggiavamo in altre città o avevamo attività di svago.

 

Come è cambiata la tua conoscenza della cultura americana?
Prima di partire avevo già letto molto sugli USA, sul loro sistema sociale e cultura, dunque, forse, posso dire di non essere partito con quei tipici stereotipi che vengono guardando film americani o ascoltando alcuni canali di informazione. Sicuramente non avevo esperienze dirette e non sapevo cosa aspettarmi per davvero. Durante e dopo il viaggio ho imparato molto, soprattutto, com’era da immaginarselo, sulla grande varietà di persone ed opinioni. La nostra esperienza si è incentrata sugli stati del Sud-Est, a NY e Washington eravamo piuttosto dei turisti, e dunque non posso generalizzare ciò che ho visto, ma sicuramente ho, in parte, cambiato punto di vista riguardo all’”american way”.

Ho potuto capire meglio i motivi del loro nazionalismo, ho constatato le grandi differenze culturali fra il Sud e la costa atlantica, e all’interno dello stesso “Sud”.
Non si è parlato molto di politica, ma abbiamo avuto modo di avere qualche punto di vista da cittadini americani. Ascoltare vissuti e prospettive diverse, anche non condividendole, è sempre utile e ci permette di crescere personalmente. Ho apprezzato molto lo spirito americano di libertà (un po’ meno le sue implicazioni), l’attitudine cordiale e la franchezza delle persone, tanto diversa dal costume Europeo, che potrebbe essere ritenuta sfrontatezza o arroganza alla prima impressione, ma che poi si rivela essere segno di buon animo ed amicizia.

Pensi di ritornare in negli Stati Uniti?
Sicuramente, magari per continuare i miei studi o per lavoro, se ne avrò l’opportunità. È un paese così vario e vasto che sarebbe interessante visitarlo meglio. Inoltre, ancora oggi, esercita una certa attrazione per le reali opportunità che vi si possono trovare.